Rivolta

“Ricordo, nella fuga precipitosa, l’occhio ai monti che bramavo. Un camion, tra le crepe della baracca lo spio saltellare su prati gelidi, fuori dalla pista, diretto qua, lamine di fumo azzurrognolo lo seguono, teli stracciati sbrindellati appesi al cassone come cadaveri di tela svolazzanti.

Cercano me.

A terra, i cadaveri mi fissano, duri come pietre.

Esco alla ventera, alzo lo straccio sulla faccia, nero come il sangue, l’aria gelida scava la pelle. Il proiettile raschia ossa e budella, il dolore spazia in ondate calde, su, fino alla gola, alla testa.

Il camion romba, fuma, poi singhiozza e rimane lì a lansare come un ronzino dopo una sgroppata furiosa. L’ultima corsa.

Scendono in tre militari, pressati nella cabina, ammucchiati oltre il vetro screpolato.

“Fatevi da parte.” Dico, fissandoli come se con tutto quello spazio freddo attorno, dovessi passare proprio da lì, attraverso di loro.

Hanno fucili in spalla. Buttano occhiate oltre le mie spalle, cercano di intravedere la casa, i morti a terra.

“Chi sei?” Chiede uno.

“Il Sergente.” Dico. Estraggo la pistola e gli sparo dritto in faccia. Il sangue schizza sugli altri e rapprende congelandosi. Spalancano gli occhi e storcono le bocche, il camion dietro tossisce ma non si spegne, vorrebbero imbracciare i fucili. Il corpo crollato a terra con la faccia scoppiata, il sangue si allarga attorno, crocchia in un gelido velo.

“Fatevi da parte.” Ripeto, muovendo la pistola di lato.

Ma loro non fanno che indietreggiare, smanacciando per sfilare i fucili dalle spalle, indietro, i guanti li impacciano. Sparo ancora, in pancia a uno. La pistolettata riverbera nel vuoto, sovrasta il tossicchiare del camion, come un magico lampo sonoro. L’altro abbandona l’idea di armarsi, solleva le mani, l’espressione spaurita. Lo guardo e sorrido, lui schiude appena le labbra, ho capito chi è. Supplichevole ingranaggio di un meccanismo.

Lui non chi sono io.

Sparo due colpi, al petto. Salgo sul camion, tre corpi a terra. Altrettanti nella casupola. A due mani manovro il volante e riparto calcando neve e ghiaccio.

Tutti quegli occhi dietro, spalancati dalla morte repentina.

Non mi farò sfigurare da alibi costruiti in case altrui.”

(Cani Rabbiosi -Podcast-)